Gli
effetti dannosi sulla salute delle polveri di legno sono determinati dalla loro
penetrazione e deposizione nelle vie aeree. Il legno non è cancerogeno, mentre può esserlo
la polvere di legno. E dunque per le lavorazioni che comportano l’esposizione a
queste polveri è necessario considerare e valutare attentamente il rischio
d’insorgenza di tumori.
L’Inail,
Settore Ricerca - Dipartimento Igiene
del Lavoro, ha predisposto una pubblicazione dal titolo “ Esposizione lavorativa a polveri di legno”.
Questo
settore (oltre 50 mila aziende e più di 170 mila addetti) rappresenta “uno dei
comparti a maggior rischio di infortuni: è collocato, infatti, al terzo posto
delle attività più rischiose (dati INAIL-maggio 2011)”.
Oltre
al rischio infortunistico è necessario
considerare “il rischio di sviluppo di malattie professionali quali neoplasie
delle cavità nasali dovute all’inalazione di polveri generate durante la
lavorazione”.
Infatti
la IARC (International agency for research on cancer) nel 1995 a causa del
marcato “incremento dell’incidenza delle neoplasie a livello delle fosse nasali
e dei seni paranasali tra i lavoratori esposti a polveri di legno duro”, ha
inserito queste polveri nel Gruppo 1 classificandole cancerogene per l’uomo.
Per
polvere di legno “si deve intendere la sospensione di particelle di legno
disperse nell'aria, prodotte durante la lavorazione del legno in quantità e
qualità variabile, in funzione della tipologia di lavorazione e delle specie
legnose impiegate”. In particolare i vari legni sono divisi in duri e teneri
sulla base della distinzione botanica, non sulla base dell’effettivo grado di
durezza del legno. In generale i “legni
duri” sono rappresentati dalle latifoglie ed i “legni dolci” o teneri, dalle
conifere (Gymnosperme).
Se
i potenziali effetti dannosi sulla salute delle polveri sono determinati dalla
loro penetrazione e deposizione nelle vie aeree, i meccanismi di cancerogenesi
ad oggi sono ancora “poco chiari”.
In
ogni caso è stato dimostrato “il ruolo causale dell’esposizione a polveri di
legno nella genesi del tumore nasosinusale (adenocarcinoma in particolare)” in
numerosi studi epidemiologici. Mentre per l’insorgenza di tumori diversi da
quelli nasosinusali non vi sono ad oggi studi che confermano una relazione
causale tra esposizione a polveri di legno e genesi di altri tipi di tumori. L’esposizione a polveri di legno può essere responsabile anche di
patologie non tumorali: alveolite allergica, sindrome tossica da polveri
organiche (ODTS), bronchite cronica, asma bronchiale di tipo allergico,
irritazione oculare e nasale, dermatiti irritative da contatto, cefalea,
patologie di tipo allergico come dermatite allergica, orticaria da contatto e
congiuntivite allergica, ...
Il
Decreto legislativo 81/2008 prevede a
carico delle varie figure coinvolte nel sistema di sicurezza e protezione
aziendale “particolari obblighi e compiti volti alla prevenzione dei rischi per
la salute, alla modifica degli adempimenti organizzativi procedurali,
comportamentali e tecnici, quali:
-
valutazione dell’esposizione a polveri di legno duro;
-
attuazione di tutte le misure tecnologicamente attuali previste per il
contenimento della quantità di polvere nell’aria ambiente;
-
mantenimento e controllo tramite il monitoraggio ambientale del valore limite
di esposizione che non deve essere superato (valore limite di esposizione
personale 5 mg/m3);
-
istituzione e/o aggiornamento del registro di esposizione per il lavoratori
esposti alla polvere di legno duro (agente cancerogeno) nel quale è riportato, per
ciascuno di essi, l’attività svolta;
-
limitazione del numero dei lavoratori esposti a polveri di legno duro con la
segregazione delle lavorazioni ove è possibile;
-
formazione ed informazione degli esposti da effettuare con continuità e/o
quando si verificano modifiche al ciclo produttivo;
-
raccolta, immagazzinamento delle polveri di legno duro, ai fini dello
smaltimento, utilizzando contenitori ermetici etichettati;
-
fornitura di idonei Dispositivi di Protezione Individuale con l’elaborazione di
una relativa procedura per la pulizia, la sostituzione ed il controllo prima e
dopo ogni utilizzazione”.
La
Direttiva Europea 2004/37 del 29/04/2004 (Protezione dei lavoratori contro i
rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il
lavoro), classificando come cancerogeni i lavori comportanti esposizione a
polvere di legno duro, “stabilisce un limite di esposizione occupazionale (OEL)
pari a 5 mg/m3 (valore già indicato nella Direttiva Europea 1999/38) misurato
su un periodo di 8 ore come frazione inalabile e con la specifica che se le
polveri di legno duro sono mescolate con altre polveri di legno, il valore
limite si applica a tutte le polveri presenti nella miscela”. Tuttavia la Commissione
Scientifica per i Limiti di Esposizione Occupazionale(SCOEL) dell’Unione
Europea “indica che esposizioni professionali a polveri di legno superiori a
0,5 mg/m3 inducono effetti polmonari e andrebbero pertanto evitate”.
Considerando
che il valore dello SCOEL è riferito alle polveri totali e convertendo
“l’esposizione a polvere totale in inalabile pari a 2-3, lo SCOEL nel 2003
adotta un OEL di 1-1,5 mg/m3”.
I
vari paesi europei hanno recepito la Direttiva Comunitaria del 2004 e le
raccomandazioni dello SCOEL in maniera diversa.
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