Le
possibilità di essere addetti ad attività a rischio di significativa
esposizione a silice cristallina sono molte elevate: dalla lavorazione delle
pietre, all’edilizia, dalla foggiatura nell’industria ceramica alla fusione dei
metalli, poiché i materiali che contengono tale minerale sono estremamente
comuni in natura.
La
silice è molto diffusa sia in forma amorfa che cristallina (o quarzo),
rappresentando circa il 12% in peso di tutta la crosta terrestre (Klein, 1993)
e la polvere di silice si libera in aria nel corso di operazioni che prevedono
la frantumazione, la movimentazione o la macinazione di rocce, di sabbia, di
cemento e di alcuni minerali.
Le
dimensioni delle particelle della silice (soprattutto quelle inferiori a 5 mm
di diametro), le caratteristiche di superficie (materiali frantumati di
recente) e la tipologia della sua struttura cristallina (presenza di elementi
bioreattivi sulla superficie) possono influenzarne la tossicità esacerbandone
l’effetto.
Inalare
particelle che contengono quarzo può causare quella che si chiama una pneumoconiosi
(Niosh, 1994); questa si instaura per la reazione fibrotica dei tessuti del
polmone quale reazione alle polveri contenenti silice cristallina ed il rischio
di ammalarsi cresce con l’aumentare della quantità di polveri inalate. Vedi documento INAIL
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