In
tema di subappalto il Nuovo Codice è in contrasto con le norme e la
giurisprudenza dell’UE e in contraddizione con gli obiettivi di favorire le PMI
e garantire la libera circolazione di merci e servizi. La Commissione europea,
con la lettera del 23.3.2017 n. 1572232, chiede all'Italia di correggere
l'impostazione del nuovo codice (e anche del decreto correttivo) sul
subappalto.
«La
Corte di Giustizia - si legge nella nota della direzione generale Ue - ha
ripetutamente censurato i limiti imposti dagli Stati Membri al subappalto.».
Citando la sentenza con cui i giudici europei hanno bocciato le norme polacche
che impongono alle imprese di eseguire in proprio almeno il 25% dell'appalto
(sentenza Wroclaw, pubblicata lo scorso 14 luglio) la direzione generale
segnala che «secondo la Corte il ricorso al subappalto ai sensi della stessa
Direttiva è, "in linea di principio (...) illimitato".
La
direzione generale definisce «molto preoccupanti» i vincoli previsti dal
correttivo perché «la previsione di limiti quantitativi generali e astratti
applicabili laddove il subappalto è consentito, sembrano in netto contrasto con
le norme e la giurisprudenza UE sopra esposte». In più, sottolinea la nota, si
rischia di andare contro anche all'obiettivo di favorire la partecipazione
delle Pmi agli appalti, contraddicendo uno dei punti qualificanti delle nuove
direttive. Un altro punto di contestazione riguarda poi la legittimità della
norma che concerne il divieto di ribasso superiore al 20% per le prestazioni
affidate in subappalto.
«L'attuale
quadro normativo europeo, recentemente aggiornato dalle Direttive adottate nel
2014, - si legge - non pare giustificare un diverso orientamento in materia». Di
qui la richiesta finale «alle Autorità italiane» di tenere conto «dei rilievi
svolti circa l'attuale disciplina in materia di subappalto».
In
caso contrario, è molto probabile l'ipotesi dell'avvio di una procedura di
infrazione.
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